Enrico Toffalini

 

Sono psicologo di formazione cognitiva, ho conseguito il dottorato in Scienze Psicologiche all’Università di Padova sotto la supervisione del prof. Cornoldi. I miei principali interessi di ricerca includono, in ordine più o meno anti-cronologico: struttura e profili dell’intelligenza, basi cognitive dei disturbi del neurosviluppo (in una prospettiva dimensionale), differenze di genere nelle abilità cognitive, cognizione spaziale nello sviluppo tipico e atipico, falsi ricordi emotivi. In subordine, sono curioso su tutto quello che riguarda le differenze individuali nel funzionamento cognitivo. Vorrei ricondurle tutte in un unico modello di intelligenza, ma in futuro anche indagarne la complessità che le origina. Affronto i miei temi di ricerca con studi empirici originali, analisi su ampi database d’archivio, e metanalisi, e nel tempo li ho portati avanti con collaborazioni con università estere (Oslo, Cambridge, Liverpool, City University London), con diverse università italiane, e con il mio gruppo base “Memory and Learning” presso il DPG a Padova.
Negli anni mi sono reso conto dei molti bias e artefatti che affliggono la ricerca in psicologia e mi sono interessato così a temi di “meta-ricerca”, soprattutto in collaborazione col gruppo interdisciplinare padovano “Psicostat”. Metodi e assunzioni sbagliate portano a conclusioni sbagliate: la buona notizia è che spesso è facile accorgersene in anticipo. Interessi su questo versante includono, per ora: design e power analysis in psicologia, valutazione dell’efficacia dei trattamenti, analisi dei profili latenti/clustering, dei tempi di risposta, dei dati longitudinali. In generale, mi piace parlare di problemi.
Quand’ero più giovane amavo leggere narrativa classica, guardare film d’autore, correre, andare in bicicletta. Cose che faccio ancora nei pochi ritagli di tempo, assieme a zappare l’orto (per mangiare), fare un po’ di powerlifting (non ridete: fa bene al corpo e al mindset), ascoltare i podcast di Barbero e qualche altro interesse culturale affine. Sì, diciamoci la verità: il lavoro accademico lascia poco tempo e concentrazione per altro, ed è stressante – ma è anche il lavoro più bello del mondo.