Il Dipartimento dà il benvenuto a Marco Marino
Sono un ingegnere biomedico e mi occupo principalmente dello studio dei meccanismi di comunicazione neurale nel cervello umano. Per farlo utilizzo diverse tecniche di neuroimmagini e di neurofisiologia, anche in combinazione tra di loro, per caratterizzare i processi cerebrali su varie scale spaziotemporali, non solo all’interno del cervello ma anche in relazione al resto del corpo.
Nel corso della mia carriera, ho sviluppato un profilo altamente interdisciplinare, rafforzato da un’ampia esperienza in ambito internazionale, avendo trascorso dieci anni all’estero, tra Francia, USA, Svizzera, UK e Belgio, da studente prima e da ricercatore poi. Ho conseguito la laurea magistrale in ingegneria biomedica presso l’Università di Bologna, e successivamente il dottorato in neuroscienze presso il Politecnico di Zurigo (ETH Zurich) sotto la supervisione della prof.ssa Nicole Wenderoth, con una tesi orientata allo studio della connettività funzionale a riposo nel cervello umano utilizzando dati di risonanza magnetica funzionale e di elettroencefalografia ad alta densità acquisiti simultaneamente. Durante il dottorato ho anche lavorato assieme al Prof. Dante Mantini, che ha contribuito ampiamente alla mia formazione metodologica nell’utilizzo delle neuroimmagini e delle tecniche di neurofisiologia, prima presso l’Università di Oxford, e poi presso l’Università di Leuven (KU Leuven), dove, al termine del dottorato, ho ottenuto una Individual Fellowship, finanziata dalla Research Foundation Flanders (FWO). Nel 2024, ho ottenuto il finanziamento del programma STARS@UNIPD, presso il Dipartimento di Psicologia Generale dell’Università di Padova, con il quale studio gli effetti della microgravità sul sistema nervoso.
Nelle mie ricerche, utilizzo analoghi terrestri per simulare la microgravità sperimentata dagli astronauti in orbita e studiare alcuni processi fisiologici che caratterizzano il corpo umano durante i viaggi spaziali, come l’invecchiamento accelerato. Questo potrà fornire nuovi strumenti per comprendere quello che succede al nostro cervello e alla nostra mente, non solo nello Spazio, ma anche sulla Terra, in presenza di processi degenerativi.